Vaiolo delle scimmie (Monkeypox): il punto della situazione

A partire dal 7 maggio 2022 in diversi Paesi europei sono stati segnalati un numero crescente di casi di vaiolo delle scimmie (monkeypox). Il 25 maggio, il numero totali di casi confermati in Europa è di 118, la maggior parte concentrata in Spagna e Portogallo, in Italia ad oggi il numero di casi confermati è di cinque persone. Il vaiolo delle scimmie è una patologia zoonotica, ovvero trasmessa dagli animali all’uomo (principalmente roditori), causata da un virus appartenente alla stessa famiglia del virus del vaiolo umano (orthopoxvirus), ma molto meno contagioso di questo. La malattia è endemica in alcune regioni dell’Africa centrale ed occidentale, ma fino ad oggi non erano stati registrati un così alto numero di casi al di fuori del continente africano. Al momento non è ancora stato chiarito quale sia stata la modalità di infezione dei casi indice identificati in Europa (le autorità sanitarie stanno svolgendo in tal senso un intenso lavoro di ricerca).

Il vaiolo delle scimmie non si trasmette facilmente tra le persone: vie di trasmissioni riconosciute sono il contatto con fluidi corporei di persone infette, il contatto tra cute lesa/mucose e lesioni vescicolari dei malati, attraverso la via respiratoria (droplets) ma solo a seguito di un prolungato contatto diretto faccia a faccia, rapporti sessuali, ed ancora attraverso oggetti e vestiti contaminati (il virus infatti resiste molto a lungo alla disidratazione, anche per mesi).

Il rischio di infezioni, stando anche ai dati sull’attuale situazione epidemica europea, sembra più alto tra i soggetti che hanno rapporti sessuali con più partners, incluse alcune categorie di uomini che fanno sesso con uomini (men who have sex with men, MSM). Tenendo conto dei mesi estivi a venire ed il maggior numero di occasioni di eventi aggregativi e manifestazioni, quali i gay pride ad esempio, l’ECDC (European Centre for Desease Prevention and Control) ha definito ad oggi il rischio di diffusione ALTO tra questo gruppo di persone. Va ricordato inoltre, che il rischio di diffusione del virus nella più ampia parte della popolazione è considerato al momento come BASSO.

La malattia presenta un periodo di incubazione che varia dai 5 ai 21 giorni. Solitamente la fase sintomatica inizia con febbre, affaticamento, dolori muscolari, cefalea. Entro tre giorni compaiono poi le caratteristiche lesioni maculopapulari a partire dal sito dell’infezione primaria per poi diffondersi a tutto il corpo (sedi caratteristiche sono il palmo delle mani e la pianta del piede). Le lesioni evolvono poi in vescicole ombelicate e pustole che tendono a cicatrizzarsi e cadere. Una caratteristica tipica di questa malattia è l’ingrossamento linfonodale che si osserva nella maggior parte dei pazienti e che la differenzia dalle altre due infezioni virali che vanno in diagnosi differenziale, il vaiolo e la varicella. Solitamente il momento della comparsa del rash cutaneo è considerato l’inizio del periodo infettivo, anche se non si esclude che l’infezione possa essere trasmessa durante la fase sintomatica iniziale.

Fortunatamente il tasso di letalità è molto più basso del vaiolo umano, variando dallo 0 all’11% nelle aree africane endemiche. Ad oggi nessuno dei pazienti segnalati in Europa è deceduto, ma il numero totale dei casi è ancora troppo basso per stimarne la gravità.

La malattia viene diagnosticata attraverso la clinica e l’isolamento del genoma virale a partire dalle lesioni cutanee attraverso tecniche laboratoristiche di Real Time PCR (polymerase chain reaction), la sierologia ha invece un ruolo molto limitato, soprattutto in questa fase epidemica.

I trattamenti, oltre al supporto clinico con farmaci anti infiammatori ed antipiretici, possono prevedere l’uso di antivirali. Ad oggi l’unico antivirale autorizzato al commercio in Europa per l’infezione da orthopoxvirus è il tecovirimat.

Sappiamo inoltre che l’essere stati vaccinati contro il vaiolo umano è in grado di conferire una cross-protezione verso il vaiolo delle scimmie stimata in circa l’85% in vecchi studi disponibili. Benchè la protezione conferita dal vaccino contro il vaiolo nel corso degli anni vada incontro ad un indebolimento, la memoria della risposta immunitaria dovrebbe garantire un qualche grado di protezione in tutte le persone con più di 50 anni (in Italia la vaccinazione è stata sospesa nel 1977, nel 1980 poi la malattia è stata dichiarata eradicata).

Va ricordato inoltre che ad oggi non esiste un vaccino autorizzato contro il vaiolo delle scimmie, tuttavia un vaccino di terza generazione contro il vaiolo umano, a base di virus vivo modificato (Imvanexa , vaccinia Ankara modificato) potrebbe essere usato nel trattamento post esposizione in tutti i contatti stretti entro 4 giorni, prevenendo in tal modo la malattia o il decorso clinico più severo di questa. Trattandosi di un vaccino a virus vivo modificato esistono controindicazioni in categorie di soggetti quali donne in gravidanza ed immunocompromessi.

In base all’evoluzione dell’epidemia si attendono nuove indicazioni da parte delle autorità sanitarie nazionali ed europee.

Fonti / Bibliografia

https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/risk-assessment-monkeypox-multi-country-outbreak

McCollum AM, Damon IK. Human monkeypox. Clinical Infectious Diseases. 2014; 58(2):260-7

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